Nuove tracce arsnovistiche dal Fondo Datini : la più antica testimonianza databile dell’opera di Francesco degli Organi (Landini)

Par Antonio Calvia
Publication en ligne le 09 novembre 2020

Résumé

New literary evidence of five Italian Ars Nova ballatas has emerged from the Datini fund of the State Archives of Prato. The analysis shows how the ballatas – four set to music by Francesco degli Organi (Landini) and one by Guglielmo di Francia – were transcribed directly from a musical manuscript. Additional investigations on identifying the hand responsible for writing the ballatas will confirm the new witness’s dating to 1396-1397, making this the oldest dated witness of Landini’s work. Further evidence, datable shortly after, comes from a writing exercise preserved in another document within the Datini collection. A hand, probably identifiable with that of the « fanciullo » Piero di Lapo Mazzei, entered nineteen times a portion of the ripresa of the ballata Fortuna ria set to music by Francesco Landini.

Si segnala il rinvenimento di cinque ballate dell’Ars Nova italiana attestate in forma avventizia in un documento del fondo Datini dell’Archivio di Stato di Prato. L’analisi dei meccanismi di copia dimostra come le ballate – quattro intonate da Francesco degli Organi (Landini) e una da Guglielmo di Francia – furono trascritte direttamente da un manoscritto con musica. Indagini supplementari sull’identificazione della mano che ha vergato le ballate con quella che ha compilato la lista di debitori e creditori in cui sono ospitate potranno confermare la datazione della nuova testimonianza al 1396-1397, facendone il più antico testimone datato dell’opera di Landini. Di pochi anni più tardo è un esercizio di scrittura conservato all’interno di un altro documento del fondo Datini, una porzione della ripresa della ballata Fortuna ria intonata dallo stesso Francesco, copiata diciannove volte da un « fanciullo », probabilmente identificabile con Piero di Lapo Mazzei.

Mots-Clés

Texte intégral

1Il rinvenimento di nuovi testimoni letterari è di fondamentale importanza per la comprensione della tradizione manoscritta della produzione musicale trecentesca nel suo complesso1. Negli studi sul repertorio arsnovistico italiano, con « testimoni letterari » – etichetta che assume senso in opposizione a « testimoni musicali » (cioè provvisti di notazione musicale) – si indicano comunemente i testimoni privi di musica e dunque principalmente le raccolte antologiche in cui rime, altrove accompagnate da intonazione, si trovano di norma accanto a rime di cui non ci è giunta l’intonazione o appartenenti a generi formali che non ne prevedono una2. Solo una percentuale bassa presenta caratteristiche peculiari che consentono di parlare di testimonianze avventizie : versi copiati su spazi rimasti vuoti o inizialmente non destinati ad accogliere rime, spesso caratterizzati da assenza di progettazione ed estemporaneità della copia3. Notevolmente difficili da ricostruire sono le relazioni tra la tradizione musicale e la tradizione letteraria delle stesse rime, perciò stabilire la dipendenza di un testimone letterario da un antigrafo con notazione musicale è un’operazione molto delicata. Da questo punto di vista, la nuova testimonianza proveniente dall’Archivio Datini costituisce indiscutibilmente un elemento di novità.

2Il fondo Datini, noto principalmente per la contabilità e l’epistolario mercantile, ha già offerto numerose testimonianze letterarie, molte delle quali raccolte nella busta D. 1174/144. Tra le testimonianze oggi conservate a Prato e prodotte entro la cerchia di conoscenti e corrispondenti di Francesco di Marco Datini5 – accanto a materiali di natura varia (testi in prosa, volgarizzamenti, testi di natura proverbiale, brani dei Vangeli, salmi e altri passi dell’Antico Testamento) – si ritrova, in documenti e appunti di diverse tipologie, un certo numero di componimenti volgari in versi6. Tra questi ultimi, si segnalano testi di Petrarca7, Dante8, Giovanni Quirini9, Antonio Beccari10, Antonio Pucci11, frate Stoppa de’ Bostichi12, alcuni passi di cantari anonimi in ottave13, un sonetto adespoto14, un frammento di serventese15, e altri componimenti poetici non identificati16. All’interno dello stesso fondo Datini emerge ora una testimonianza unica nel suo genere : cinque ballate copiate certamente da un testimone con notazione musicale. Le ragioni di tale certezza emergeranno nel corso della presente segnalazione.

3Le ballate furono copiate all’interno di un Estratto di debitori e creditori, datato al 1396 e proveniente dal fondaco di Pisa dell’azienda di Francesco di Marco Datini17, oggi conservato nella busta 1162, sottounità 25. Si tratta di un fascicolo cartaceo costituito da otto bifogli legati, di formato « mezzano » (di ca. 22,50 x 29,50cm)18 con cartulazione moderna a lapis sul margine superiore destro, accompagnato da due foglietti di appunti19. Le carte sono interessate da una lacuna materiale collocata nell’angolo superiore destro a partire da c. 11 sino alla c. 16, di dimensioni progressivamente maggiori quanto più ci si avvicina alla fine del fascicolo. Di seguito si elenca il contenuto del fascicolo :

c. 15r : MCCCLXXXXVI : « Debitori [...] » ;
cc. 1v-8v bianche ;
c. 9r : MCCCLXXXXVI : « Creditori [...] » ;
cc. 9v-15r bianche ;
cc. 15v-16r : ballate ;
c. 16v bianca.

4Appare evidente che le cc. 1v-8v siano state lasciate vuote per ospitare l’eventuale continuazione della lista dei debitori ; lo stesso vale per le cc. 9v-15r, destinate a un’eventuale implementazione della parte relativa ai creditori. Il fatto che le ballate siano state inserite solo alla fine della sezione destinata ai creditori, lasciando numerose carte bianche tra la fine della lista e l’inizio della trascrizione, permette di ipotizzare che la copia delle ballate sia avvenuta quando ancora la lista dei creditori poteva essere passibile di incremento : dunque a non troppa distanza dalla datazione della lista e probabilmente nel corso dello stesso anno 1396 (tenuto conto del calendario fiorentino ab incarnatione Domini, dal 25 marzo 1396 al 24 marzo 1397)20.

5Alle cc. 15v-16r si leggono cinque ballate vergate in mercantesca apparentemente dalla stessa mano responsabile della lista di debitori e creditori. Tutte le ballate hanno attestazioni in manoscritti musicali : quattro di esse furono intonate da Francesco degli Organi (d’ora in avanti « Landini »)21 e una da Guglielmo di Francia. Le ballate di Landini furono copiate più volte all’interno della stessa carta 15v e la ballata Già perch’io penso nella tua partita è preceduta dalla rubrica « Ballata di francescho degl’orghani »22. A c. 16v fu inserita infine la ballata Tutta soletta si gia mormorando, intonata da Guglielmo di Francia.

c. 15v
Già perch’i’ penso ne la tua partita, B2 (tre volte)
Non arà mai pietà questa mia donna, B113 (tre volte), testo attribuito a Bindo d’Alesso Donati23 in Chigi131
Gli occhi che ’n prima tanto bel piacere, B14 (tre volte)
S’i’ ti son stato e voglio esser fedele, B16 (tre volte)

c. 16r
Tutta soletta si gia mormorando

6La Tavola 1 mostra le caratteristiche che le ballate presentano nella nuova attestazione, in cui si registrano due tipologie di copia completamente diverse che occupano due spazi differenti.

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Tavola 1 : Prato, Archivio di Stato, Datini, busta 1162, sottounità 25, cc. 15v-16r (vedere la tavola)

7Il primo, nella parte superiore della c. 15v, ha una mise en page a piena pagina e contiene le quattro ballate di Landini (Tavola 1 : numeri 1-8). Ciascuna ballata è copiata due volte facendo uso di un marcatore metrico semplice (/) per delimitare le unità versali, adottato in maniera apparentemente sempre più saltuaria con lo scorrere delle righe. Ogni coppia costituita dalla doppia trascrizione di una stessa ballata è separata dalla seguente da una breve linea che parte dal margine sinistro. Nelle prime tre ballate (ni 1-6) si osserva il medesimo meccanismo di copia : i primi versi sono copiati due volte, gli ultimi una sola volta alla fine. Si tratta del primo indizio di una derivazione diretta da antigrafo musicale. A essere trascritti per primi sono infatti i versi sottoposti alla notazione musicale, tante volte quante sono le voci provviste di testo (sempre due in questo caso). I versi restanti sono copiati dallo spazio residuale tipico dei manoscritti arsnovistici, in cui va a confluire il testo da cantare sulla stessa musica dei primi versi (residuum). Della quarta ballata (ni 7-8) sono copiati due volte i primi quattro versi, mentre manca il testo del residuum, riportato invece al n° 12. Probabilmente, nell’inserire la quarta ballata, il copista si è interrotto subito dopo aver trascritto il testo sottoposto alla notazione musicale del suo antigrafo e ha deciso di tirare una linea obliqua per cancellare quanto aveva copiato e passare a una nuova trascrizione in colonna. È altresì possibile che il copista abbia eseguito una prima trascrizione d’uso per collazionare i testi delle due voci copiandoli per esteso così come li trovava nella sua fonte. La seconda trascrizione, incolonnata, sarebbe invece quella definitiva, frutto di un controllo più attento, come dimostra la suddivisione in versi e il raggruppamento dei versi in sezioni corrispondenti a ripresa, piedi e volta.

8Il secondo spazio, nella parte inferiore della c. 15v e a c. 16r, presenta il testo disposto in due colonne. Le ballate sono copiate per intero, senza ripetizione dei versi sottoposti alla musica. Le prime quattro ballate (ni 9-12) sono chiuse dall’indicazione paratestuale « Ritornello », preceduta dall’incipit, a segnalare la ripetizione della ripresa ; alla fine dell’ultima ballata è presente invece la ripetizione del solo incipit (cfr. Tavola 2).

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Tavola 2 : Prato, Archivio di Stato, Datini, busta 1162, sottounità 25, cc. 15v-16r, paratesti (vedere la tavola)

9Da un’osservazione del quadro complessivo della tradizione delle cinque ballate si possono trarre alcune informazioni interessanti (cfr. Tavola 3). Innanzitutto la vicinanza della ballata di Guglielmo di Francia a quelle landiniane non è un fatto isolato. La ballata è infatti trasmessa all’interno della sezione dedicata a Landini in Fp24, e ballate dei due compositori sono accostate anche nel ms. Magl107825. A proposito di Fp, ancor più significativo è che le ultime tre ballate dell’Archivio Datini – le due landiniane e quella di Guglielmo – vi furono trascritte di seguito, anche se non nello stesso ordine, alle cc. 6v-8r. Quanto al Magl1078, si noti come la ballata di Guglielmo Piacesse a Dio ch’i’ non fossi mai nata si trovi in una sezione completamente landiniana : la seriazione dei componimenti trasmessi adespoti in Magl1078 alle cc. 23r-24v è sintetizzata nella Tavola 426.

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Tavola 3 : Prospetto della tradizione manoscritta delle ballate di Prato (vedere la tavola)

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Tavola 4 : Magl1078, seriazone dei componimenti inseriti alle cc. 23r-24v (vedere la tavola)

10Per ciò che concerne il testo delle quattro ballate di Landini, ci si limita in questa sede ad alcune minime annotazioni che saranno utili per l’allestimento dell’edizione in corso27. Non arà mai pietà (B113) presenta al v. 9 la lezione « nel core » (errore in Fp e Magl1041 : « chella ppare » Fp, « che la pare » Magl1041 ; Lo ha entrambe le lezioni : « che lapare che nel core »)28. S’i’ ti son stato (B16), riporta al v. 2 « drizi » (con Pit Fp Manc, contro « volgi » di Sq SL R P684). In tutte e quattro le ballate risultano varianti minime anche dal confronto tra le prime due trascrizioni copiate a pagina intera e la versione incolonnata.

11Ciò che è più significativo è un altro indizio del fatto che le ballate sono state copiate da un antigrafo musicale : nella seconda delle due trascrizioni a piena pagina (n° 4) di Non arà mai pietà (B113), il v. 5, « per onestà celata nella mente »29, compare trascritto come « pero nesta celata nela me(n)te V(er)to chiuso ». Le due parole aggiunte alla fine del verso, « verto » e « chiuso », non sono altro che le indicazioni paratestuali che si trovano di norma nei manoscritti musicali per le due cadenze conclusive per il primo piede (« verto ») e per il secondo piede (« chiuso ») della ballata, laddove sia prevista la loro differenziazione. Le altre tre ballate non prevedono una differenziazione cadenzale in « verto » e « chiuso », perciò il copista non è incappato in tale errore. Il copista ha poi evitato di trascrivere le due parole intruse anche nella terza trascrizione della stessa ballata (n° 10), o perché le aveva finalmente riconosciute come estranee alla metrica del testo o perché ne ha compreso la natura paratestuale solo al momento della trascrizione in bella copia.

12Sul testo delle ballate di Landini e su quello della ballata di Guglielmo di Francia sarà necessario ritornare con maggior calma. Ciò che qui, per il momento, conviene sottolineare è che la nuova attestazione delle ballate di Landini, una volta verificato che la mano sia effettivamente la stessa responsabile dell’elenco dei creditori e dei debitori datato al 1396, si collocherebbe a brevissima distanza temporale dalla morte del compositore (3 settembre 1397). Altro tassello da tenere in considerazione per il prosieguo delle ricerche è l’individuazione del responsabile della copia. Qui giova citare un documento della busta 1162, il n° 6 relativo al 1390, indicato esplicitamente come di mano del fiorentino Manno d’Albizo degli Agli30 : « quaderno di debitori e creditori [...] tenuto per Manno d’Albizo degli Agli overo Schalogni ». Sebbene l’affermazione richiederebbe un supplemento di indagine che esula dagli obiettivi della presente segnalazione, non è da escludere che anche il n° 25 della stessa busta 1162 – incluse le ballate – sia di mano dello stesso Manno d’Albizo degli Agli. Torneremo su questo argomento quando la ricerca sarà conclusa, ma nel frattempo vale la pena anticipare che Simona Brambilla ritiene Manno d’Albizo responsabile della copiatura dei nove sonetti di Petrarca conservati presso l’Archivio di Stato di Prato, all’interno della busta D. 1174/1431.

13Di estremo interesse, inoltre, è che all’interno della stessa busta D. 1174/14 sono conservati vari esercizi di calligrafia risalenti agli ultimi anni del Trecento o ai primissimi del secolo successivo, la cui mano è stata identificata con quella del giovanissimo Piero di ser Lapo Mazzei32, destinato ad arricchire le fila del banco di Barcellona dell’azienda Datini a partire dal 1403 (e sino al 1411)33. L’apprendista mercante trascrive ripetutamente alcuni versi di testi noti34, tra cui anche i primi due versi e parte del terzo della ballata Fortuna ria, amor e crudel donna intonata da Francesco Landini, copiata per ben diciannove volte di seguito con minime varianti e qualche errore (contestualmente corretto)35 :

Fortuna ria / amore (et)crudeldon(n)a. Soncontro am(m)e p(er)chio di uita pera. Mapur no(n)temo.

14Se anche i versi landiniani dovessero rivelarsi trascritti da Piero di Lapo Mazzei, allora potremmo avere un ancoraggio cronologico abbastanza certo, perché in una missiva indirizzata da Lapo Mazzei a Francesco Datini del 4 febbraio 1399 ser Lapo fa allusione alla prima lettera (in termini assoluti) di pugno del figlio Piero, al tempo di circa dieci anni, indirizzata al medesimo Datini : « Egli vi scrive una lettera, ed è la prima mai fe [sic], per darvi piacere »36. Gli esercizi conservati in D. 1174/14 sarebbero, in tal caso, da considerare contemporanei o di poco posteriori al 139937.

15Le nuove acquisizioni provenienti dall’Archivio di Stato di Prato si rivelano di notevole interesse perché da un lato arricchiscono il quadro della tradizione manoscritta arsnovistica e dall’altro aggiungono ulteriori elementi alla ricostruzione storica degli ambienti vicini ai polifonisti fiorentini. La datazione del gruppo di cinque ballate, ancora da sottoporre al vaglio, è vicina alle due possibili datazioni proposte da Checchi per la commissione della ballata Amar sì gli alti intonata da Francesco Landini : post 14 maggio 1384 – ante giugno 1387 ; oppure più cautamente post 1380 – ante 2 settembre 139738. Oltre al dato cronologico, a coincidere sono poi l’ambiente culturale e addirittura la cerchia di conoscenze, quella di Francesco Datini. Tra i corrispondenti di Francesco di Marco Datini e Manno d’Albizo degli Agli si trovano infatti Manetto Davanzati e Leonardo Sassetti, i due personaggi legati alla commissione della ballata Amar sì gli alti, recante nel ms. Chigi131 (c. 388r) la rubrica « Ballata per mona Marselia di Manetto davanzati fecela fare Lionardo sassetti »39. Ad aggrovigliare ulteriormente la matassa delle connessioni che rimandano alla stessa cerchia culturale, altri legami sono testimoniati tra Manno d’Albizo degli Agli e Franco Sacchetti40, la cui produzione per musica è inscindibilmente legata a Francesco Landini e a numerosi altri polifonisti del Trecento41.

16La presente ricerca proseguirà con ulteriori indagini che permettano, da una parte, di chiarire i rapporti che intercorrono (anche in termini cronologici) tra la mano che ha vergato le cinque ballate e quella che ha compilato l’estratto di debitori e creditori, e dall’altra, di valutare il peso del nuovo testimone all’interno della tradizione manoscritta delle opere di Landini e di Guglielmo di Francia. Se il prosieguo delle ricerche consentirà di confermare che la datazione dell’estratto può essere estesa ai testi di carattere avventizio in esso contenuti, evidentemente trascritti non da un copista di professione ma da un amatore (per esempio un mercante), allora saremmo di fronte al più antico testimone datato dell’opera di Francesco Landini, risalente agli ultimissimi anni di vita del compositore.

Appendice : Sigle dei manoscritti citati

17Chigi131 : Città del Vaticano, BAV, Chigiano L.IV.131

18Chigi266 : Città del Vaticano, BAV, Chigiano L.VII.266

19Fa : Faenza, Biblioteca Comunale, 117

20Fp : Firenze, BNC, Panciatichi 26

21Lo : London, British Library, Add. 29987

22Magl1040 : Firenze, BNC, Magliabechiano VII.1040

23Magl1041 : Firenze, BNC, Magliabechiano VII.1041

24Magl1078 : Firenze, BNC, Magliabechiano VII.1078

25Man : Lucca, Archivio di Stato, MS 184 + Perugia, Biblioteca Comunale Augusta, 3065 (« Codice di Lucca » ; « Codice Mancini »)

26PadA (684) : Padova, Biblioteca Universitaria, 684

27Pist : Pistoia, Archivio Capitolare, Bibliotheca musicalis B.3 n.5

28Pit : Paris, BnF, it. 568

29R : Paris, BnF, n.a.fr. 6771 (« Codice Reina »)

30Sev : Sevilla, Biblioteca Capitular y Colombina, 5-2-25

31SL : Firenze, Archivio del Capitolo di San Lorenzo, 2211

32Sq : Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Med. Pal. 87 (« Codice Squarcialupi »)

Notes

1 La ricerca tuttora in corso, di cui si offrono i risultati parziali nel presente articolo, è parte integrante del progetto ERC Advanced Grant European Ars Nova: Multilingual Poetry and Polyphonic Song in the Late Middle Ages (ArsNova), finanziato nell’ambito del programma Horizon 2020 research and innovation dell’Unione Europea (Grant Agreement n° 786379). Ho dato notizia del rinvenimento oggetto del saggio in occasione del convegno Ars nova. Aggiornamenti tra letteratura e musica (Certaldo, Casa del Boccaccio, 13-15 dicembre 2018), con una relazione a quattro mani, insieme a Michele Epifani, dal titolo L’opera di Francesco Landini: notizie dall’edizione critica in corso. Per le sigle dei manoscritti citati si rimanda all’Appendice.Image 10000000000001F4000000CFDAE390FEA7F1AA39.jpg

2 La più recente disamina della tradizione letteraria dell’Ars Nova italiana si legge in Lauren McGuire Jennings, «Senza vestimenta»: The Literary Tradition of Trecento Song, Farnham, Ashgate, 2014. La prima recensione dei testimoni letterari dell’Ars Nova italiana risale a Franco Alberto Gallo, «The Musical and Literary Tradition of Fourteenth-Century Poetry Set to Music», Musik und Text in der Mehrstimmigkeit des 14. und 15. Jahrhunderts. Vorträge des Gastsymposions in der Herzog August Bibliothek (Wolfenbüttel, 8. bis 12. September 1980), ed. Ursula Günther, Ludwig Finscher, Kassel, Bärenreiter, 1984, pp. 55-76. Imprescindibile per la ricchezza di informazioni è il saggio di Gianluca D’Agostino, «La tradizione letteraria dei testi poetico-musicali del Trecento: una revisione per dati e problemi. (L’area toscana)», «Col dolce suon che da te piove». Studi su Francesco Landini e la musica del suo tempo. In memoria di Nino Pirrotta, ed. Maria Teresa Rosa Barezzani, Antonio Delfino, Firenze, SISMEL – Edizioni del Galluzzo, 1999, pp. 389-428.

3 Per citare un caso esemplare, la recensio della sola tradizione letteraria delle opere di Nicolò del Preposto ha rivelato quattro testimoni dotati di tali caratteristiche su un totale di ventisette; cfr. Nicolò del Preposto, Opera Completa. Edizione critica commentata dei testi intonati e delle musiche, ed. Antonio Calvia, Firenze, SISMEL – Edizioni del Galluzzo, 2017, pp. XXXVIII-LVI.

4 D’ora in avanti i documenti del fondo Datini sono citati sottintendendo Prato, Archivio di Stato, Datini.

5 Gli studi sul noto mercante pratese (1355 ca.– 1410) sono numerosissimi. Per un primo ragguaglio bibliografico, si rimanda a Michele Luzzati, «DATINI, Francesco», Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 33, 1987 (consultato l’ultima volta il 24 settembre 2020). Si vedano inoltre Federigo Melis, Aspetti della vita economica medievale. Studi nell’archivio Datini di Prato, Firenze, Olschki, 1962; Francesco di Marco Datini. L’uomo il mercante, ed. Giampiero Nigro, Firenze, Firenze University Press, 2010; Palazzo Datini a Prato. Una casa fatta per durare mille anni, ed. Jérôme Hayez, Diana Toccafondi, 2 voll., Firenze, Polistampa, 2013.

6 Cfr. Gloria Camesasca, «“Raccoglietegli insieme, e farete bene...”: testi letterari nell’Archivio Datini», Archivio Storico Pratese, 88/1-2, 2012, pp. 5-20, in part. p. 7-sgg. e 17-sgg; Ead., «Dante, Petrarca e Quirini tra le carte di Francesco Datini», Studi petrarcheschi, n.s., 27, 2014, pp. 107-120.

7 I sonetti Rvf 39, 267, 274, 277, 278, 279, 281, 282, 289 (Simona Brambilla, «Nove sonetti del Petrarca in Archivio Datini», Studi petrarcheschi, n.s., 17, 2004, pp. 81-110); il sonetto Rvf 102 (Camesasca, «“Raccoglietegli insieme”», p. 9).

8 Purgatorio, X, vv. 73-78 (ibid., p. 10).

9 Un sonetto (ibid.)

10 Una canzone (ibid., p. 12).

11 Un certo numero di ottave del Contrasto delle donne (ibid., p. 13).

12 Una ballata (ibid., p. 14).

13 Ibid., pp. 10-12.

14 Quando a diritto si volge la chiave, sonetto caudato (ibid., p. 12).

15 Dottrina dello schiavo (ibid., pp. 14-16).

16 Ibid., pp. 16-17, n. 48.

17 Per volere di Francesco Datini, la contabilità e il carteggio dei fondachi venivano trasferiti a Prato; cfr. L’Archivio di Francesco di Marco Datini. Fondaco di Avignone. Inventario, ed. Elena Cecchi Aste, Roma, Ministero per i beni e le attività culturali, p. 129. I documenti della busta 1126 si aprono con un «quaderno» redatto a Pisa nell’aprile del 1385 (busta 1126, 1) e si chiudono con un estratto di debitori e creditori non datato e guasto (busta 1126, 33), preceduto da un «quaderno» di debitori e creditori relativo agli anni 1401-1402 (busta 1126, 32). Sino al documento n° 10 della busta 1126, del 1392, la compagnia è catalogata come «azienda individuale di Francesco di Marco Datini di Pisa», mentre a partire dal n° 11 i documenti del fondaco di Pisa sono indicati come afferenti alla compagnia costituita da Francesco Datini e Manno d’Albizo degli Agli il primo luglio 1392 (cfr. busta 1162, 11).

18 Si tratta delle misure standard di un libro di dimensioni mezzane nella catalogazione dell’Archivio Datini: cfr. Cecchi Aste, L’Archivio di Francesco di Marco Datini, p. 21.

19 L’Estratto di debitori e creditori è un particolare tipo di libro contabile, che rientra tra i libri «minori e speciali» del fondo Datini (cfr. ibid., p. 77; si veda inoltre http://datini.archiviodistato.prato.it/libri-contabili/ consultato l’ultima volta il 24 settembre 2020). La busta 1126 conserva principalmente estratti di questo tipo, tutti relativi al fondaco di Pisa. Il fascicolo e i due foglietti di appunti sono conservati insieme, raccolti all’interno di un foglio dattiloscritto in cui è indicato: «Estratto debitori e creditori. N. 1162/25. Del libro nero C = n° 363. 1396». Molti documenti della stessa busta 1162 sono accompagnati da brevi appunti vergati su foglietti staccati di piccole dimensioni.

20 La datazione sarebbe da retrocedere di un anno se il calendario seguito fosse quello pisano, secondo cui l’anno 1396 corrisponde invece ai giorni che nel nostro calendario vanno dal 25 marzo 1395 al 24 marzo 1396. La ricostruzione del carteggio intercorso tra le sedi di Pisa e Avignone, tuttavia, mostra che le date delle lettere spedite dalla sede di Pisa negli anni 1379-1395 seguono pressoché sempre lo stile fiorentino (cfr. Cecchi Aste, L’Archivio di Francesco di Marco Datini, pp. 166-176).

21 Le ballate intonate da Francesco Landini sono citate secondo la forma registrata in Lucia Marchi, «Catalogo delle opere di Francesco Landini», Col dolce suon che da te piove, pp. 589-617, seguita da B (ballata) e dal numero di ordinamento secondo l’ed. Schrade: The Works of Francesco Landini, ed. Leo Schrade, Monaco, L’Oiseau-Lyre, 1958 [Polyphonic Music of Fourteenth Century, 4]. L’edizione dei soli testi intonati si legge in Poesie musicali del Trecento, ed. Giuseppe Corsi, Bologna, Commissione per i testi di lingua, 1970, da integrare con Rimatori del Trecento, ed. Giuseppe Corsi, Torino, UTET, 1969. Il nome «Landini», sebbene non compaia nella tradizione manoscritta, è ormai entrato nell’uso; cfr. Michael Scott Cuthbert, Trecento Fragments and Polyphony Beyond the Codex, tesi di dottorato, Harvard University, 2006, pp. 492-495, e Alessandra Fiori, «LANDINI, Francesco», Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 63, 2004 (consultato l’ultima volta il 15 settembre 2020). Sulla trasmissione manoscritta musicale delle opere di Landini a tradizione pluritestimoniale, cfr. Julia Gehring, Die Überlieferung der Kompositionen Francesco Landinis in Musikhandschriften des späten 14. und frühen 15. Jahrhunderts, Hildesheim-Zürich-New York, Olms, 2012 [Musica Mensurabilis, 5].

22 La vocale finale di «ballata» è di difficile lettura (forse una «-e»?).

23 Di Bindo, figlio del rimatore Alesso di Guido Donati, non sono note altre informazioni; cfr. Michele Epifani, Le ballate a tre voci di Francesco Landini: edizione critica e commentata dei testi e delle musiche, tesi di dottorato, Università degli Studi di Pavia, 2013, pp. 189-190.

24 Si tratta dell’unica composizione non di Landini nelle cc. 1-10 di Fp. Campagnolo suggerisce che la ballata potrebbe essere stata inserita in quella sezione di Fp perché ritenuta landiniana; lo stesso varrebbe per la ballata di ser Feo Già molte volte amore inserita poco più avanti, a c. 11r, sempre all’interno di una successione completamente landiniana; cfr. Stefano Campagnolo, «Il codice Panciatichi 26 della Biblioteca Nazionale di Firenze nella tradizione delle opere di Francesco Landini», in Col dolce suon che da te piove, pp. 77-119, in part. p. 103, n. 94.

25 Sui legami tra Guglielmo e Francesco Landini, cfr. Michael P. Long, «Francesco Landini and the Florentine Cultural élite», Early Music History, 3, 1983, pp. 83-99.

26 Per l’intera lista delle composizioni musicali trasmesse in Magl1078, si rimanda a Jennings, Senza vestimenta, p. 112.

27 L’impostazione metodologica da cui muove l’edizione, in preparazione a cura di Antonio Calvia, Davide Checchi e Michele Epifani, è stata discussa in Musica e poesia nel Trecento italiano. Verso una nuova edizione critica dell’«Ars nova», ed. Antonio Calvia, Maria Sofia Lannutti, Firenze, SISMEL – Edizioni del Galluzzo, 2015, e recentemente precisata in Antonio Calvia e Davide Checchi, «L’edizione dei testi intonati dell’Ars Nova: alcune questioni di metodo», Cultura Neolatina, 80/3-4, 2020, pp. 247-283. Tra i lavori preparatori all’edizione delle opere di Landini si segnalano: Michele Epifani, Le ballate a tre voci di Francesco Landini; Davide Checchi, «I versi della musica: il problema dell’autorialità letteraria nel repertorio dell’“Ars nova” italiana», Musica e poesia nel Trecento italiano, pp. 19-43; Id., «Per la datazione delle ballate landin[i]ane Amar sì gli alti e O fanciulla giulìa: ricerche su due rubriche d’occasione del ms. Chigiano L.IV.131», «Cara scientia mia, musica». Studi per Maria Caraci Vela, ed. Angela Romagnoli et al., Pisa, ETS, 2018 [Diverse voci…, 14], pp. 1067-1084; Antonio Calvia, «Some Notes on the Two-Voice Ballatas by Francesco Landini in the San Lorenzo Palimpsest», The End of the Ars Nova in Italy: The San Lorenzo Palimpsest and Related Repertories, ed. Antonio Calvia et al., Firenze, SISMEL – Edizioni del Galluzzo, 2020 [La Tradizione Musicale, 21; Studi e testi, 12], pp. 99-129; Id., L’edizione critica della polifonia trecentesca: metodi e proposte, intervento letto in occasione del primo seminario del progetto ArsNova dal titolo I testi poetici e musicali dell’Ars Nova. Metodi e proposte per l’edizione e l’analisi (Firenze, Dipartimento di Lettere e Filosofia, 17 gennaio 2020), in corso di pubblicazione. Risulterebbe arduo racchiudere in una sola nota tutti i fondamentali studi – su Landini e più in generale sulla tradizione manoscritta della polifonia italiana del Trecento – senza i quali non sarebbe neppure pensabile l’idea di una nuova edizione critica. Per brevità si rimanda almeno: agli otto volumi pubblicati dal «Centro Studi sull’Ars Nova Italiana del Trecento» di Certaldo (L’Ars Nova Italiana del Trecento, voll. 1-7, 1962-2014); alle ricerche nate in seno al gruppo di studi promosso da Maria Caraci Vela a Cremona, presso l’Università di Pavia (allora Scuola di Paleografia e Filologia Musicale), ben rappresentate nella citata miscellanea, «Col dolce suon che da te piove», interamente dedicata al compositore; ai volumi della collana «Musica Mensurabilis» diretta da Oliver Huck (Hildesheim, Olms, 2005-2020); ai numerosi studi di John Nádas, ora raccolti in John Nádas, Arte Psallentes. Studies in Music of the Tre- and Quattrocento Collected in Honor of his 70th Birthday, ed. Andreas Janke, Francesco Zimei, Lucca, LIM, 2017.

28 Cfr. Epifani, Le ballate a tre voci di Francesco Landini, pp. 191-193; sull’edizione del testo della ballata è tornato più recentemente Checchi, «I versi della musica», pp. 24-25.

29 Ed. in Epifani, Le ballate a tre voci di Francesco Landini, p. 191, da cui si cita.

30 Manno d’Albizo, la figura principale della «ragione» di Pisa – già aperta nel 1383 – dell’azienda datiniana, morì di peste il 21 luglio del 1400; cfr. Luzzati, «DATINI, Francesco». Sulla ragione pisana e i rapporti tra Manno d’Albizo e Francesco Datini, cfr. Jérôme Hayez, «S’observer, coopérer, se fréquenter ou rester avec les siens. Les interactions entre marchands florentins et pisans dans les correspondances Datini vers 1400», Pise de la peste noire à la conquête florentine (1348-1406). Nouvelles orientations pour l’histoire d’une société en crise, ed. Sylvie Duval, Cédric Quertier, Alma Poloni [Mélanges de l’École française de Rome - Moyen Âge, 129/1, 2017] (consultato l’ultima volta il 25 settembre 2020), passim e § 17: « Le nombre des lettres conservées qui ont été adressées à Manno d’Albizo, facteur puis associé qui dirigeait l’agence pisane durant 16 ans, atteint [...] le chiffre d’environ 5600 lettres ».

31 Brambilla, «Nove sonetti del Petrarca», pp. 108-109.

32 Cfr. Jérôme Hayez, « Les correspondances Datini: un apport à l’étude des réseaux marchands toscans vers 1400 », Les échanges en Méditerranée médiévale. Marqueurs, réseaux, circulations, contacts, ed. E. Malamut, M. Ouerfelli, Aix-en-Provence, Presses universitaires de Provence, 2012, pp. 155-199, in part. pp. 180-181.

33 Cfr. Melis, Aspetti della vita economica medievale, pp. 250-253, 257 e 266.

34 Cfr. per esempio le terzine dantesche già segnalate in Giovanni Livi, «Sulla priorità ed antica preminenza bolognese nel culto di Dante (a. Simpatie, predilezioni nel ceto notarile (secoli xiii e xiv) riflessi in quello mercantile (secoli xiv e xv)», in Id., Dante e Bologna. Nuovi studi e documenti, Bologna, Zanichelli, 1921, pp. 1-30, in part. p. 28, n. 1.

35 Salvo qualche variante grafica e formale (v. 2: «contro a·mme» vs. «contr’a me» [ed. Corsi «contra me»]), la lezione corrisponde a quella degli altri testimoni della ballata (Fp, Pit, Sq, Pist, Sev). Per l’edizione del testo della ballata, cfr. Corsi, Poesie musicali del Trecento, p. 170; ed. musicale in The Works of Francesco Landini, p. 27; le versioni tramandate in Sev sono pubblicate in Michael Scott Cuthbert, «Palimpsests, Sketches, and Extracts: The Organization and Composition of Seville 5-2-25», «L’Ars Nova Italiana del Trecento, VII. Dolci e nuove note». Atti del Quinto Convegno internazionale (Certaldo, 17-18 dicembre 2005), ed. Francesco Zimei, Lucca, LIM, 2009, pp. 57-78, in part. pp. 64-66.

36 Hayez, « Les correspondances Datini », pp. 180-181. La lettera, datata 4 febbraio 1398 [1399], si può leggere in Ser Lapo Mazzei. Lettere di un notaro a un mercante del secolo xiv con altre lettere e documenti, ed. Cesare Guasti, Firenze, Le Monnier, 1880, vol. I, pp. 215-217, da cui si cita: «[...] e caro mi fu sentirvi aver nell’animo il mio fanciullo, anzi vostro per amore: e non so s’io me ne inganno, ma io stimo sia accetto a Dio aiutarmi allevargli, pur del sudore loro, dico. Ma assai s’allievano mostrando loro la via dell’ozio quanto è vile, e la via della fatica e della virtù quanto è da commendare. Egli vi scrive una lettera, ed è la prima mai fe, per darvi piacere. E in buona fe, e’ viene volentieri a voi e a monna Margherita [...]».

37 Ci si riserva di ritornare su questo punto per ulteriori approfondimenti.

38 Cfr. Checchi, «Per la datazione», p. 1083.

39 A proposito della rubrica della ballata Amar sì gli alti, cfr. ibid., passim, e in part., su Manetto Davanzati (... – marzo/aprile 1402), pp. 1071-2, su Leonardo Sassetti (1362/1370 ca. – post 1400), pp. 1073-sgg. Vale la pena citare anche un «quaderno in quatro pezi di disengni e biscanto» indicato in una lista di oggetti spediti nel 1381 a Montpellier da Paolo di Alessandro Sassetti (zio di Leonardo Sassetti) a Bartolo di Bellozzo, su cui cfr. ibid., pp. 1079-1080, e Robert Black, Education and Society in Florentine Tuscany, Boston, Brill, 2007, pp. 613-sgg. (Appendix Five: «Education in Unpublished Florentine Ricordanze»), in part. p. 617.

40 Cfr. la lettera del 12 agosto 1388, inviata da Franco Sacchetti a Manno d’Albizo degli Agli, pubblicata in Giovanni Livi, Dall’archivio di Francesco Datini mercante pratese, Firenze, Lumachi, 1910, pp. 25-27.

41 Per brevità si rimanda all’indice dei musicisti pubblicato in Franco Sacchetti, Il libro delle rime, ed. Franca Brambilla Ageno, Firenze-Perth, Olschki-University of Western Australia Press, 1990, p. 531.

Pour citer ce document

Par Antonio Calvia, «Nuove tracce arsnovistiche dal Fondo Datini : la più antica testimonianza databile dell’opera di Francesco degli Organi (Landini)», Textus & Musica [En ligne], Les numéros, 2 | 2020 - Varia, Notes, mis à jour le : 12/09/2022, URL : https://textus-et-musica.edel.univ-poitiers.fr:443/textus-et-musica/index.php?id=642.

Quelques mots à propos de :  Antonio Calvia

Chercheur en musicologie, il enseigne la paléographie musicale à l'Université de Pavie (Dipartimento di Musicologia e Beni Culturali, Cremona). Il s'intéresse à la philologie musicale, aux relations entre textes poétiques et musique, ainsi qu'aux humanités numériques appliquées au répertoire musical médiéval, avec une attention particulière pour xive siècle.

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